Export Regione Veneto in Polonia
È il secondo miglior incremento dopo quello USA, che nello stesso periodo è stato del 66,6% che ha portato il valore delle esportazioni da 3,32 a 5,53 miliardi.

Polonia sesto mercato per l’export Veneto:
vale 1,9 miliardi di euro, +58% negli ultimi 8 anni

 

È il secondo miglior incremento dopo quello USA, che nello stesso periodo è stato del 66,6% che ha portato il valore delle esportazioni da 3,32 a 5,53 miliardi.

Tra i principali paesi di destinazione dell’export veneto, solo gli Stati Uniti sono cresciuti più della Polonia negli ultimi 8 anni. E se il mercato a stelle e strisce rimane il terzo in graduatoria dopo Germania e Francia, quello polacco scala ben 7 posizioni, dal tredicesimo posto del 2012 al sesto del 2020.

 

L'export della Regione Veneto tra gli anni 2012-2020

Le serie storiche dei dati Istat elaborati da Unioncamere Veneto sui 14 mercati paese esteri dove nel 2020 le esportazioni regionali hanno superato il miliardo di euro mostrano come il valore dei flussi verso la Polonia sia aumentato dal 2012 al 2020 del 58,4% (da 1,16 a 1,85 miliardi).

Secondo miglior incremento dopo quello USA, che nello stesso periodo è stato del 66,6% (da 3,32 a 5,53 miliardi). E la performance sarebbe stata ancora migliore senza la contrazione nell’anno horribilis del Covid: nel 2019 l’export veneto in Polonia era infatti arrivato a 1,92 miliardi (+64,7% sul 2012), terza crescita in assoluto dal 2012 dopo USA (+68,7% a 5,6 miliardi) e Spagna (+66,1% a 3,46 miliardi).

 


Economia polacca

La Polonia merita molta attenzione. Ottava economia in area UE in termini di PIL reale (stima a prezzi correnti a ottobre 2021 di 523,5 miliardi di euro in crescita del 4,5% sul 2020, debito pubblico /PIL intorno al 50%), è percepita come il nuovo motore di crescita europeo e leader naturale dell'Europa centro-orientale.

Un’economia privata vivace, orientata all'esportazione, competitiva a livello internazionale. Nazione con un capitale umano istruito e qualificato, la Polonia è l'unico paese dell'Unione Europea ad avere evitato la recessione ai tempi della crisi finanziaria globale del 2008, con un aumento medio del PIL negli ultimi 10 anni superiore al 3%. Unica recessione nel 2020 causa Covid, comunque contenuta (-2,5%).

Ma ovviamente in questo periodo ci sono incertezze economiche anche in Polonia, legate al trend dei prezzi in aumento (inflazione a settembre 2021 +5,5%) e ai ritardi nelle catene di fornitura dall’Asia che colpiscono in parte anche l’importante sistema industriale polacco.

 

Scontro con l'Unione europea

Ma soprattutto ci sono i punti di domanda politici sull’evoluzione dello scontro in atto con l’UE, una situazione che se non si sbloccasse potrebbe avere un forte impatto anche sull’economia. Cioè la questione, sinora molto ipotetica ma non del tutto peregrina, della Polexit.

Pertanto la Polonia merita ancora più attenzione proprio in questo periodo, in cui le relazioni tra Varsavia e Bruxelles sono veramente pessime con le procedure d’infrazione adottate dall’UE e lo speculare atteggiamento di sfida aperta del governo polacco verso le istituzioni europee. Tensioni che vedono in ballo le risorse del  Recovery and Resilience Plan EU  per la Polonia, 57,3 miliardi di euro di cui 23,1 a fondo perduto, non ancora approvate in attesa degli sviluppi degli incontri in corso in questi mesi tra le due parti. 

Proprio l’altro giorno la Corte di giustizia UE ha condannato la Polonia a pagare una penalità giornaliera da un milione di euro al giorno per non aver sospeso l'applicazione delle disposizioni nazionali relative alle competenze della camera disciplinare della Corte Suprema, che si aggiunge a un’altra penalità di 500.000 euro al giorno decisa a settembre in materia invece ambientale, per il mancato rispetto da parte di Varsavia di una sentenza della Corte di giustizia EU che aveva imposto il fermo della miniera di lignite di Turów vicino al confine con la Repubblica Ceca.

 

Export italiano e IDE (Investimenti Diretti esteri)

Che la Polonia sia un mercato importante e molto promettente per l’export italiano è sempre più evidente. Secondo dati del GUS (Ufficio Centrale di Statistica in Polonia) elaborati da ICE Varsavia, l’Italia è il terzo Paese esportatore in Polonia dopo Germania e Cina con una quota del 5,2% pari a un valore di 11,78 miliardi di euro nel 2020. Con l’export tricolore a 8,12 miliardi nel primo semestre 2021, in crescita tendenziale del 41% rispetto al 2020, le cui voci principali sono macchine e apparecchiature (17,1%), prodotti metallurgici (15,3%) e sistema moda (13,6%).

Mentre per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri, in un Paese che dal 2010 ha visto aumentare lo stock IDE del 70% dai 153 miliardi di euro del 2010 ai 259 miliardi del 2020 con un afflusso medio annuale di oltre 10,5 miliardi (fonte Banca centrale polacca - NBP), l’Italia con 6,4 miliardi è al dodicesimo posto (prima è la Germania con 48,8 miliardi).

Secondo i dati degli attori istituzionali della diplomazia commerciale italiana in Polonia sono presenti circa 2.500 aziende a capitale italiano (incluse quelle a carattere commerciale e di servizi, dalle s.p.a e s.r.l. fino alle numerose ditte individuali), ma l’80% del fatturato è fatto dai principali operatori del settore manifatturiero. I nomi più rilevanti sono Brembo, Elica, Ferrero, FCA, Generali, Leonardo, Magneti Marelli, Mapei, Marcegaglia. Mentre fino al 2016 il più importante investitore italiano era stato Unicredit, proprietario della seconda banca polacca poi ceduta alla compagnia di assicurazioni statale polacca PZU.

La presenza di aziende italiane anche di media dimensione è particolarmente rilevante nella subfornitura automobilistica e dell’elettrodomestico, due settori in cui la Polonia vanta una struttura industriale e una capacità di attrazione di investimenti di prim’ordine.

Per ICE Varsavia i settori con le opportunità più promettenti per gli investitori esteri sono infrastrutture, ambiente, energia, automotive & e-mobility, elettronica, agro-alimentare, manifatturiero 4.0 e high-tech.

 

Il mercato polacco del lavoro

Una consolidata esperienza ventennale nell’accompagnare le aziende italiane (e non solo italiane) a insediarsi nel mercato polacco ce l’ha il gruppo IC&Partners di Udine, specializzato nella consulenza per l’internazionalizzazione d’impresa con sedi in vari Paesi dove fornisce consulenza in ambito fiscale, legale, contabile, amministrativo, giuslavoristico e di entry strategy.



Vi si accompagna, però, la difficoltà per le imprese che strutturano la loro presenza in Polonia a reperire personale, soprattutto nelle zone urbane e industriali a piena occupazione, nelle quantità e al prezzo e a volte anche con le competenze ricercate dalle aziende. In un Paese con un tasso di disoccupazione medio pari al 5,8% (valore di agosto 2021, fonte GUS), un tasso medio di occupazione del 68,7% tra i 15 e 64 anni e un tasso di aumento salariale di circa il 3% ogni 16 mesi, non è facile reperire risorse umane adeguate alle esigenze delle aziende soprattutto in certe zone come le aree produttive della Slesia e le principali città.

Aree (come per esempio Varsavia, Cracovia e Breslavia) dove la disoccupazione scende anche intorno al 3%, e dove lo stipendio medio lordo è più alto rispetto alla media nazionale (che nelle imprese a settembre 2021 è di circa 1300 euro al mese, fonte GUS).

 

Temi da approfondire

Quello del competitivo mercato del lavoro polacco, con le diverse caratteristiche a seconda dei settori e delle zone geografiche, è solo uno spunto tra i tanti che meritano un approfondimento rispetto al percorso che le aziende italiane affrontano nel Paese. Settore per settore: dalle tecnologie industriali in vari ambiti alle infrastrutture, dalla filiera automotive agli investimenti per la transizione energetica, dai business service center alle catene del valore del gusto e dello stile italiani dei sistemi moda, casa e agroalimentare. Argomenti da approfondire, perché la Polonia merita davvero molta attenzione.

 

https://nordesteconomia.gelocal.it/economia/2021/10/29/news/polonia-sesto-mercato-per-l-export-veneto-vale-1-9-miliardi-di-euro-58-negli-ultimi-8-anni-1.40863567 

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